mercoledì 31 luglio 2013

confusione

Scrivo e cancello in continuazione da almeno 20 minuti.
Troppe cose da dire, ma non ho le parole giuste.

Sono in balia dei venti bipolari...
Persa in pensieri confusi che non riesco a mettere in ordine...

Ho bisogno di riposare ma non posso... Non riesco a fermare i pensieri... Sono passati troppi giorni... non ricordo più quando ho dormito un sonno normale per l'ultima volta... se fosse Luglio o forse Giugno... o magari prima ancora... il mio cervello inizia a funzionare male... 
Sono in uno stato confusionale,i miei pensieri sono come i miei discorsi da sbronza... 

Tutto si sovrappone.. 
Passato e presente continuano a scambiarsi.

Quanti anni ho?

Metti giù la lama.

Perchè è buio?

Lascia aperta la porta del bagno. 

Cosa vuoi farmi?

Smettila di vomitare.

Mamma dove sei?

Guarda come ti sei ridotta.

Aiuto.

Fai schifo.



La sento soffocare. Li sento ridere di me. 
Le loro voci sono come lame che raschiano il cervello.
Vorrei morire pur di non sentirle più.

Ho bisogno di parlarne, finchè tutto rimarrà nella mia testa sarà troppo grande. 
Parlarne mi aiuta a ridimensionare quello che accade nella mia testa. Ma  anche stavolta tutto rimarrà chiuso lì.

Il fantasma di me stessa

Se potessi le direi di non avere più paura perchè nessuno le farà più del male.
Se potessi le prenderei la mano e non la lascerei mai sola.
Se potessi l'abbraccerei ogni volta che si sente sola.
Se potessi le direi che può piangere, che non è vero che se piange diventa brutta. 
Se potessi l'amerei.
Se potessi la terrei con me tutte quelle notti buie.
Se potessi giocherei con lei.
Ma per 20 anni l'ho ignorata. L'ho maltrattata. Ho fatto finta che non esistesse. Ho fatto finta di non sentire il suo pianto. Ho punito il suo corpo umiliandolo, ferendolo, rendendolo sgradevole.

La sua voce triste è la nenia delle mie notti insonni. 
La sento lamentarsi nella mia testa,come se fosse chiusa nell'armadio accanto al letto.
La sento che non riesce a respirare,che le fa male la pancia e che le viene da vomitare.
E non posso fare niente. 

Forse è tardi per amarmi,
per perdonare a me stessa il male che mi sono fatta,
tardi per recuperare il tempo per cui mi sono abbandonata,
Troppo tardi per salvarmi. 





:(

Autostima da 10 a 0 in mezz'ora.
Non deludo me stessa ma gli altri.
Sento di non valere niente,di non essere all'altezza.

Non ne vale la pena,lo so bene.Non è grave quello che è successo. E questo mi da la dimensione di quanto le sue parole facciano male da tutta una vita e sempre faranno male.

Questa giornata non poteva iniziare peggio.

Mi dispiace così tanto. Non avrei voluto.

martedì 30 luglio 2013

E. & V.

Ci sono persone che non riusciró mai a ringraziare abbastanza..
Forse non ho nemmeno le parole giuste per farlo e forse non ce n'é bisogno.
Riuscire a raccontare quello che ho nel cuore non è mai stato semplice,ma voi siete speciali.

Avete reso bello un giorno che mai lo é stato.
E tu, E.,non mi fai sentire piú sola.
É vero che mi basta poco,ma sapere di poter contare su qualcuno in quei momenti è una novitá per me. Non mi pentiró mai di essere stata sincera come mai nella mia vita.
THANK YOU!

lunedì 29 luglio 2013

Non esiste vendetta

Vorrei proteggere tutti i bambini di questo mondo.

Sabato L., una bimba di 3 anni, giocava con D., sua nonna. Giocava ad essere la parrucchiera. E rideva. Baciava la sua nonnina con estrema dolcezza e sorrideva. 

Ogni volta che vedo una bambina ,sento qualcosa che non so se sarò in grado di spiegare con le parole. 
E' un misto tra rabbia e dispiacere,ma allo stesso tempo gioia perchè il sorriso di quelle bambine,le loro risate,non possono che trasmettere gioia,e sono felice che loro abbiano ancora la loro felicità. 
Mi chiedo sempre se anche io ero come loro. Mi chiedo come sarei stata se le loro mani non mi avessero tolto l'innocenza.  Il cuore corre, batte così forte che mi fa male e nella testa resta il vuoto.Nausea. Paura di svenire. Allora respiro, mi impongo di non avere un crollo. Non a lavoro. Non davanti a tutti. 

Non posso scappare per sempre come nei miei sogni.
Ma non credo nemmeno che tutto ciò si possa superare e fare in modo che non faccia più male. 
Non è una morte a cui ci si rassegna. Io non potrò mai più avere indietro quello che quelle bestie mi hanno tolto.
Non potrò mai fare l'amore senza che quelle immagini tornino davanti agli occhi. MAI.

A volte vorrei vendicarmi,ma so che il dolore non passerebbe, e qualsiasi tortura non sarebbe mai abbastanza. Hanno rovinato la mia vita nel peggiore dei modi possibili,e non c'è niente al mondo che sia così doloroso e difficile da sopportare. 
Vorrei seviziare i loro corpi e poi lasciarli vivi in pasto ai lupi. Ma il dolore fisico non sarà mai abbastanza

eternamente innamorati

Stare con te è da anni una delle cose che mi rasserena.
A prescindere da tutto quello che c'è stato tra noi, rimane comunque quel sentimento di base che ci fa continuare ad essere sempre e solo noi: Stefano e F. _ Due persone che si sono amate,si sono distrutte a vicenda, si sono allontanate ma che tornano sempre a far battere i loro cuori l'uno sull'altro per finire poi ad abbracciarsi in silenzio a pensare che ci ameremo sempre e mai staremo insieme. E va bene così, perchè siamo noi e siamo fatti così. Ci rincorriamo da anni ormai.. col nostro amarci a intermittenza, col nostro desiderarci e rifiutarci. 
Sei forse la persona che mi conosce meglio, negli ultimi 5 anni hai conosciuto ogni parte di me e assistito ad ogni cambiamento e crescita.
Non posso fare a meno di te nella mia vita,non ho mai potuto. 

venerdì 26 luglio 2013

emptiness

Non riesco a sentire niente.
Come 20 anni fa.
Non sono io.
Guardo la mia vita come fossi un'estranea.
Vedo tutto così normale.
Un lavoro che aiuta gli altri e aiuta me stessa.
 Persone che mi vogliono bene.
Un pò di amore anche se non abbastanza.
Una famiglia che mi ama.

E io?

Io chi sono? Cosa sono?
Cosa succede nella mia testa?

E' come 2 anni fa. Quando volevo solo stordirmi e un cocktail di alcool e calmanti fu il mix perfetto per una vacanza in ospedale.Ma stavo bene. Continuavo a dire di star bene, con gli occhi sgranati e mia madre disperata ripetevo "sto bene!" ma era evidente che non era così.

Se cadesse il motore di un aereo sulla mia stanza, come a Donnie Darko,io rimarrei ferma e impassibile.

Cammino nel vuoto e non ho paura di cadere.

Spero solo passi in fretta.
Domani è il mio compleanno. Vorrei che nessuno lo ricordasse.

oltre.

Succede sempre più spesso che io abbia bisogno di quei rituali per mantenere questo fragile equilibrio.
Per anestetizzare il dolore.
Per sentire qualcosa.
Sempre più spesso.
Troppo oltre per riuscire a smettere un'altra volta.

giovedì 25 luglio 2013

La musa sul fosso CAPITOLO III

III
Oggi rimango nel letto. È così soffice. Il mondo è pieno di spigoli. Sono stanca. Stanca di vomitare. Stanca di guardarmi allo specchio. Stanca di dover mostrare un sorriso che tanto non c’è più. La pioggia è come una sveglia silenziosa. Come i cellulari con la vibrazione. Non mi lascia dormire. Il lenzuolo è ancora sporco di sangue. Mi piace sovrapporre i tagli alle macchie. Mi fa provare di nuovo quelle sensazioni. Sangue su sangue macchia e non va mai via. Tra poco sentirò la macchina di mamma entrare in garage. Sono quasi le tredici e lei non se ne starà certo zitta. Parla parla parla senza mai dire nulla. Io sto male. Fucilami per questo. Le pieghe del lenzuolo mi ricordano le onde del mare. Sono il alta marea e non vedo nessuna mano pronta a salvarmi. Quando stavo in comunità mi lamentavo che ce n’erano fin troppe. Non mi va mai bene nulla. Forse è per questo che l’anello mi pesa così tanto. Ritornerei indietro di un anno. O probabilmente no. Finalmente ho lo stomaco vuoto. Avevo dimenticato quanto fosse bello sentirlo lamentarsi. Ma sta solo applaudendo. Ma chi voglio prendere per il culo. Perché applaudire? Non entrerò mai in una taglia 38. Quello sarebbe da ovazione.
 Ecco mia mamma. Le ruote sull’asfalto. Le odio. Nemmeno la pioggia riesce a coprirle. Di certo non mi muoverò da questo letto. Muoversi per chi? Per cosa? Quando c’era P. a dirmi quanto fossi bella forse c’era un motivo. Ora passo così tanto tempo in silenzio che a volte mi sembra di non riuscire a comunicare. Ridatemi la comunità. Ridatemi la parola. Le gocce non bastano. Non basta mai niente. Mai.  Neppure piangere basta. Neppure per quello c’è molto tempo. Non c’è mai molto tempo a disposizione. Conserva le lacrime. Conserva la comunicazione. Verranno giorni migliori. Se smette di piovere magari esco. Lo so sono lunatica. Ma non ne posso più di sentire mia madre urlare il mio nome. Mi rimbalza nel cervello come un proiettile che si annida nel cranio senza abbandonarlo. Potrei anche morire. Qui. Sotto alle lenzuola. Almeno verrei sepolta avvolta da uno straccio bianco. Ho paura. Paura di morire. Paura di vivere. La paura genera paura. Ridatemi la comunità. Ridatemi la parola. C’è così tanto che desidererei dire. Vorrei che i cassetti fossero bocche attraverso cui pronunciarmi. Magari loro sarebbero capaci di mandare a fanculo mia madre. Mandare a fanculo la malattia. Quel proiettile annidato nel cranio. Il mio nome. F. È da lì che è nato tutto. Inizi con l’essere un nome e finisci con l’essere un pezzo di carne buttato al macello. Un pezzo di carne di vent’anni e passa. I kg non voglio nemmeno contarli. Sono troppi. Troppa la carne che avvolge questo nome. Le ossa. Questo voglio sentire. Ecco che mamma entra in camera. F è l’una. Via. Via. Vai via. Lascia il mio cervello. Ridatemi la notte. Ridatemi il silenzio. C’è qualcosa di marcio in tutta questa storia. A cominciare dall’anello. Non lo voglio più. Quanti baci dati a vuoto. Il mio dito pesa più di tutto il corpo. Basta pensare. Tagliare le ali al pensiero. È questo che mi serve. Dormire un po’. Sognare. Ecco sognare è una cosa che non faccio da chissà quando. Vorrei sognare di essere di nuovo un noi. Un soggetto al plurale. Qualcuno che non ha bisogno di qualcun altro. Noi. Di nuovo noi. Noi come nei giorni più belli. Noi come quando c’era il sole e si sorrideva. Con la testa fuori dal lenzuolo. Fuori da una stanza. Ridatemi un noi. Ridatemi qualcosa. Non chiedo molto. Ma ridatemi qualcosa. Che poi è tutto un rimuginare da sola. Sto diventando pazza. Forse lo sono sempre stata. Una di quelle persone che devono stare sempre ricoverate o non ce la fanno a tirare avanti. Tirare avanti. Ecco un’altra cosa che non faccio da chissà quando. È da un po’ che ho messo la marcia indietro. Quando mi schianterò contro un muro? Quando potrò dire basta a questo incubo. Ridatemi la vita. Oppure datemi la morte. Che dette così sembran parole uscite da uno stesso buco.

 

Mio zio

Ho messo il rossetto rosso in segno di lutto
e un soprabito nero.
Era un uomo distinto mio zio.
Madre non piangere,ingoia e dimentica le sue mani ingorde tra le mie gambe.
Brava bambina fai la conta
Più punti a chi non si vergogna
Giochiamo a mosca cieca
Che zio ti porta in montagna.
E sento il disprezzo profondo,i loro occhi addosso
Ho svelato l'ignobile incesto e non mi hanno creduto.
Brava bambina un pò alla volta
Tranquilla,non morde e non scappa
Giochiamo a mosca cieca
Che zio ti porta in vacanza.
Ho messo il rossetto rosso carminio
E sotto il soprabito niente
In onore del mio aguzzino.
(mio zio - carmen consoli)

lunedì 22 luglio 2013

Hallelujah

E' difficile guardare negli occhi una persona che conosce il tuo segreto più grande. Il perchè non lo so. Forse è vergogna, forse è paura di fare pena. Non lo so.
Comporta una serie di situazioni e pensieri che ho paura di non riuscire a gestire. Si fa finta di far finta di niente,ma so che il guardarmi comporta il collegamento diretto al mio segreto.

S. lo sapeva. Fu il primo a cui lo raccontai. Mi mise in salvo. Dormii a casa sua e quando aprii gli occhi lui era lì a fissarmi, a controllare che stessi bene.
Sono passati 5 anni da quella notte. Sapevo che dicendolo lui si sarebbe allontanato. A 20 non si può reggere un tale peso. Piansi come mai avevo fatto prima. Piansi tutte le mie lacrime, fino quasi a svenire. Nulla poteva calmarmi.
Il sottofondo musicale in quella stanza universitaria era "Hallelujah" di Jeff Backley.
Sembra un film drammatico. Io con i polsi tagliati,sdraiata in obliquo sul un letto matrimoniale con lui dietro che mi stringeva.

Andai via dopo essermi calmata con un bacio davanti all'ascensore. Sapevo che non lo avrei più rivisto.

Mi pentii forse come per nessun'altra cosa al mondo di essere crollata davanti a lui.
Rimasi sola col dolore.
Con la bottiglia di vodka che mai mancava sul comodino. Dovevo anestetizzarmi in qualche modo.

Promisi a me stessa che non avrei mai più permesso al passato di portarmi via qualcuno a cui tengo.
Così ho imparato a fare finta di niente.
A piangere in silenzio quando il toccarmi di qualche uomo mi riportava alla memoria quelle oscenità.
A punirmi ogni volta che ho concesso il mio corpo nel modo sbagliato.
Ad allontanare il ricordo perdendo di vista me stessa.
Fino ad arrivare al punto in cui nulla era più sufficiente.

Continuavo a prendere la strada sbagliata.
Le amicizie sbagliate,gli studi sbagliati,le relazioni "extra", i vizi e le dipendenze..

E poi iniziarono i ricoveri.
I tentativi di porre fine a tutto quel caos che avevo dentro.
Il peggioramento del disturbo... e coi farmaci era più facile. Coi farmaci la memoria sembrava sbiadita. Un ricordo lontano che forse non era nemmeno mio.

Ma lo è.

domenica 21 luglio 2013

Mai più libera

Negli ultimi giorni il mio cervello non mi ha dato tregua.
Un continuo ipotizzare cosa succederebbe se..

Se ne parlassi.
Se lo ammettessi.
Se lo rivedessi.

Forse E. ha ragione.
Dovrei parlarne con la mia terapeuta e affrontarlo.

I primi anni del liceo sognavo spesso di ritrovare sepolto sotto il pavimento della cucina il corpo di una bambina di circa 4 anni sotto a un tavolo. E senza dare il permesso a nessuno di toccarla esclamare con freddezza "é stata violentata". Quella bambina ero sempre io.
Mi svegliavo sconvolta in preda ad attacchi di panico tutte le volte.
A 16 anni iniziai i colloqui con la mia prima psichiatra. Forse l'unica che ha sempre sospettato.
Era il periodo in cui sensazioni e immagini insensate mi riempivano la mente.
Mi svegliavo di notte perchè avevo paura che qualcuno entrasse nella mia stanza. Sentivo quegli odori così particolari nel sonno,e avevo paura di aprire gli occhi perchè mi sembrava di avere quelle mani sporche addosso. Ma nessun ricordo era nitido. Avevo solo tanti dubbi, ma mi convincevo che fosse solo frutto della mia fantasia, che forse stavo diventando matta perchè non mangiavo.
I pensieri,le sensazioni,le paure iniziarono poi a presentarsi anche durante il giorno. L'unica via di fuga quando quei pensieri erano troppo forti era il cibo. Mangiare e svuotarmi.
Comprai un libro "Donne che si fanno del male". Parlava della sindrome post traumatica da stress.
Perchè mi ci ritrovavo così tanto?
Era forse possibile che non stessi giocando solo di fantasia?
Tutto iniziava ad avere un senso ed io stavo sempre peggio.

Arrivò l'estate e conobbi lui.
Io ero troppo fragile. Non ho saputo difendermi.
17 agosto 2006.
Mi portò nella sua stanza. Io mi aspettavo solo qualche bacio ma in un attimo mi ritrovai sul suo letto bloccata dal suo peso.
Si abbassò i pantaloni e mi chiese se l'avevo mai fatto. Risposi di no.
"Prova".
."no, non mi va"
"dai è facile"
."non mi va"
Non fece caso alle mie parole e mi ritrovai in ginocchio col suo ventre che spingeva verso la mia faccia.
Non so cosa successe dopo ma so che quell'odore così forte,quella sensazione di sporco e sbagliato mi erano troppo familiari.
In quel momento tutte quelle immagini che prima vedevo sfocate e senza senso ora erano nitide. Vidi con chiarezza quelle 4 mani sul mio corpo e le loro voci sussurranti erano chiare.
La mia paura era così forte che potevo sentirla stridere tra le pareti della mia mente.

Non ti faremo male. 
E' solo un gioco.
Ti fidi di me?
Sei una bambina bellissima.
I grandi si amano così.
Sarà il nostro segreto.
Tu sei speciale.

Tutto riviveva ancora.

Aprii gli occhi e lo spinsi lontano da me.
Scappai via lasciando lì la mia borsa e vomitai nel primo posto utile.
 Quel sapore non poteva essere coperto nemmeno dall'acido del vomito.









La Musa sul fosso CAPITOLO II


 II


Esco fuori a cena. Non sapevo che mettermi alla fine mia madre mi ha trascinato fuori a forza. Entriamo al ristorante e mi sento osservata. In confronto a me sembrano tutte damigelle pronte ad andare a nozze. Il vestito nero mi sta troppo aderente. Chiedo a mia madre di farmi sedeei nell’angolo. Sembra sicuro. Al riparo dagli sguardi. Il cameriere ci porta la lista. La scorro con gli occhi. Neanche l’ombra di un’insalata. Tutto pesce. Tutto fritto. Lancio un’occhiata alla porta del bagno. È un bagno di lusso. Ho paura che qualcuno possa sentire i conati. Devo ancora ordinare e vado già in panico. Seduto vicino a me un amico di mamma che continua a cercare il mio sguardo. Mi assicuro che i tagli siano ben nascosti. Si dia inizio alle danze. Ordino un branzino in crosta con patate. Patate. troppe calorie. L’attesa mi uccide. In comunità mi dicevano che l’attesa è terapeutica. Io non ci trovo nulla di terapeutico. Già mi vedo il piatto davanti. Un branzino enorme circondato da fin troppe patate. Eccolo. Arriva. Il cameriere mi sorride. Cazzo sorridi penso tra me e me. Mangio tutto velocissimo e concludo con quattro bicchieri d’acqua. Con una scusa sguscio in bagno. Quando entro io entra anche una ragazza dal vestito verde smeraldo. Panico. La osservo osservarsi allo specchio. Si aggiusta il rossetto e se ne va. Tiro un sospiro di sollievo. Entro in uno dei gabinetti. Mi piego a novanta e mi ficco due dita in gola. Il branzino da venti euro finisce nel cesso. Vorrei ci fosse una bilancia vicino a me. Vorrei esser sicuro di aver espulso ogni singola patata. Ma non c’è tempo. Il tempo sembra mangiarmi. C’è un angolo dove non arrivano mai il freddo e il rumore del tempo dove posso nascondermi in ogni momento. Mi guardo allo specchio. Vorrei essere come la ragazza dal vestito verde. Mi lavo via la bava dalla bocca. Poi un ritocco al rossetto. Cazzo. Ho gli occhi rossi. Provo a passarci su dell’acqua ma quelli rimangono color sangue. Non c’è più tempo. C’è un angolo dove non arrivano mai il freddo e il rumore del tempo dove posso nascondermi in ogni momento. È arrivato il momento di nascondersi. Arrivo a tavola e tiro fuori il cellulare. Mantengo gli occhi bassi così che nessuno li veda. Al tavolo parlano di lavoro. Io dovrei pensare a cercarmene uno. Mamma me lo fa notare. Sorrido senza alzare gli occhi dal cellulare. È arrivato il momento di nascondersi. Scrivo a S. che ho bisogno di lui. Mi risponde subito. S. risponde sempre subito. Gli spiego la situazione in quattro parole e lui afferra al volo. Mi chiama. Mi alzo di nuovo con la scusa del telefono ed esco dal ristorante. Rispondo. La voce di S. è lì ad aspettarmi. Come stai signorina?. Scoppio a piangere. Siamo di nuovo insieme nel bel mezzo di una sera fredda. Mi dice di guardare in alto. Incredibilmente c’è una sola stella. Sembra che la sua luce filtri su di me. Mi tranquillizza e mi fa notare che il nostro problema sta nel cercare la bellezza ovunque. Lo ringrazio e riattacco. Entro nel ristorante. Cerco di smetterla di cercare la bellezza ovunque. Mi siedo vicino a mia madre. Mi domanda perché ho il mascara colato sul viso. Le dico che fuori ha iniziato a piovere. Tutti sono al dolce. Io mi concedo due bicchieri di vino. È forte. Mi gira un po’ la testa. Alzo la testa e vedo la ragazza dal vestito verde mangiarsi un dolce con la panna. A smesso di sembrarmi bella. Ora sono Io al centro dell’attenzione. Io che non mangio il dolce. Io che sono più forte di tutti. Più forte delle tentazioni. Mi tocco le braccia. Le ferite mi fanno male. Bevo un terzo bicchiere di vino. Il ragazzo al mio fianco continua a cercare il mio sguardo. Io continuo a sfuggirgli. Chiedo a mamma se possiamo andare. Respinge la mia proposta rifilandomi la scusa della pioggia. La mia scusa diventa la sua scusa. Guardo la ragazza dal vestito verde. Si è alzata per andare in bagno. Forse per aggiustarsi il rossetto. Forse per vomitare anche lei. Aspetto che esca. Cerco i suoi occhi. Ha le pupille perfettamente bianche. Non è bulimica. E adesso chi è la più bella?

La musa sul fosso CAPITOLO I

I

È più facile pensarsi brutte. Il vomito scivola via con lo sciacquone del water. Guardo l’anello che ho al dito. È un anno che non ci vediamo più. È ora di metterlo via. Ma sembra tutto più forte di me. Una spirale che mi trascina sempre giù nel fosso. Sono appena uscita da una comunità e siamo punto e a capo. Lo specchio è una tortura. Non c’è un vestito che mi vada bene. Tutto troppo stretto. Forse è la vita ad andarmi stretta. Se ripenso a qualche settimana fa vedo solo sorrisi. Il sorriso che finalmente avevo recuperato. Che poi neanche mi piace. Anche se S. dice che con quello potrei far riprendere a girare il mondo. Me ne esco un po’. Il pomeriggio è assolato e terso. Un po’ troppo ventoso. Non si capisce se le onde stanno facendo l’amore o la guerra. Vorrei buttarmi in mezzo all’acqua e morire. Magari diventerei una sirena. Le sirene non sono destinate alla bulimia. Tutta colpa dell’Asl. Avrebbero dovuto darmi il prolungamento di qualche mese. Tanto sono io la protagonista di questa vita di merda. Soldi soldi. Tutto ruota sui soldi. Riguardo l’anello e penso che forse il tutto ruota anche un po’ sull’amore. Beh di certo non passa da queste parti. Un tempo c’era passato. Mi manca P. e mi manca non poco. Mi manca il calore delle sue mani. Calore che adesso posso ritrovare solo nel Sole di questa cavolo di cittadina. Sono lontana kilometri dalla comunità. Varese sarà pur il pisciatoio d’Italia ma almeno mi stavo ritrovando. È dura ritrovarsi dopo anni di malattia. La sabbia mi passa tra le dita dei piedi con indifferenza. C’è una sottile linea che non bisogna oltrepassare. Se la oltrepassi muori. Non va bene neanche morire di questi tempi. Sfigurerei nella bara. Devo metter giù qualche kg assolutamente. Mi vibra il cell. È di nuovo S. Mi dice che c’è un angolo nel suo cuore dove non arrivano mai il freddo e il rumore del tempo dove posso nascondermi in ogni momento. S. Anche lui è uscito. Anche lui si è di nuovo incasinato. Ha ripreso col bere e l’autolesionismo. Pensare che a settembre stavo sdraiata sulle sue gambe fa male. Troppo lontani quei momenti. La pace e la tranquillità di una serata difficilmente recuperabili. Questo mare blu mi separa da tutto e da tutti. Torno a casa e mia madre mi chiede dove sono stata. Non rispondo e mi infilo sotto le coperte. Magari riesco a recuperare un po’ di quella pace. Di quella tranquillità. Mi torna in mente una canzone dei Subsonica. Incantevole. In qualche modo mi riporta a quella sera e poi qui nel mio letto. Fuori è un mondo fragile. Mai nulla di più vero. Allungo le mani e trovo un taglierino. Mi incido le braccia con precisione chirurgica. Il sangue fuoriesce lentamente con una flemma quasi assurda. Ne lecco un po’. Ha il sapore metallico. Mia madre mi chiama per cena. Ho ancora in bocca il sapore della merenda che ho rigurgitato. Urlo che ho preso un colpo d’aria. Non posso mangiare. Non devo mangiare. Voglio un corpo perfetto. Uno di quei corpi che vedi alla televisione. Di quelli che sembrano avvolti da uno strato di cellofan. Che poi chissà se sono veri. Forse sono solo frutto del riflesso troppo luminoso dello schermo. Se così fosse non vorrei essere che un riflesso troppo luminoso. Un rinculo della pupilla. Non so nemmeno io chi voglio essere. Il fluire del sangue mi ricorda che sono una ragazza fin troppo fragile. Come un orsacchiotto di Swarovski a cui è caduta la testa. Che poi se ci penso bene quella testa vagante continua ad avere il suo indistinguibile fascino. Ma allora perché Io non riesco a intravedermi fascinosa? Perché quel che rimane di me è un lenzuolo sporco di rosso? Ho bisogno di tornare in comunità. Quantomeno ritrovare quei volti. P., S. Volti che oramai si confondono. Emozioni che a fatica si riaffacciano alla memoria. C’è un angolo dove non arrivano mai il freddo e il rumore del tempo dove posso nascondermi in ogni momento. Orsacchiotto di cristallo che ha perso la sua testa. Ma che il suo fascino non lo perde mai.

sabato 20 luglio 2013

Sporca

Mi ricordo vagamente di quel giorno. Sono piccoli pezzi di un mosaico in frantumi che negli anni cerco a fatica di rimettere insieme, per poter mettere a fuoco al meglio e alleviare il senso di colpa.
Per poter dire ad alta voce con convinzione "NON è STATA COLPA MIA.". Ma non ci riesco. Per quanto io ci provi le parole si fermano in gola. 
E' come se il mio corpo si bloccasse e rivivesse il dolore psichico e fisico di quei momenti. Vorrei piangere,forse servirebbe..Forse mi aiuterebbe a mandare via qualche goccia del dolore. Ma non posso.

Le brave bambine non piangono.
Le brave bambine non gridano.
Le brave bambine sanno mantenere i segreti.
Le brave bambine non fanno la spia.
Le brave bambine obbediscono in silenzio.

E' come se non fosse successo a me. Vedo dall'esterno. Come se potessi osservarmi dall'alto. Ma sento la vergogna sulla pelle. I loro respiri troppo vicini, quelle mani così grandi su un piccolo corpo. 

Per tutta la vita ho sognato,e ancora sogno, di fuggire. Scappare, non avere voce per gridare, trovarmi al buio e non avere via d'uscita. 
E tutte quelle sensazioni... il non sapermi difendere dagli uomini, cercare amore nei rapporti sbagliati, in chi può solo farmi male..  ha un senso. 

Mi chiedo se queste cose potranno mai cambiare.

Vorrei cancellare tutto quello che ho scritto e convincermi che non sia vero,che sia tutto frutto della mia fantasia. Che quelle sensazioni non sono vere, che gli incubi non hanno attinenza. Che i ricordi non sono reali. Vorrei,ma non posso. Non posso dimenticare quello che sono. Non posso cambiare il passato. 
Ma perchè sono spaventata come 20 anni fa? Perchè alcuni odori mi fanno vomitare anche oggi?
Perchè non posso dimenticare?

Perchè è dovuto succedere?!


venerdì 19 luglio 2013

Raped

27 Luglio 1993. 

Era il mio quarto compleanno. 

La mia cameretta. 

La porta chiusa.

Ero una brava bambina. Non piangevo mai. Non disturbavo mai. Amavo stare sola. Era il mio mondo. Un mondo che non ho mai più potuto avere indietro.

Chiudi gli occhi.

"Non ti farò male." 
Ma fa male ogni giorno della mia fottuta vita.


Perchè dovrei sorridere nel giorno del mio compleanno?




mercoledì 17 luglio 2013

I hurt myself again today

Cerco distrazioni. 
Un film, facebook, due chiacchiere con mia madre, la musica... Ma il pensiero torna dove non deve stare. 

Non posso far altro che cedere. 


Eppure basterebbe così poco, basterebbe solo che io scrivessi a qualcuno in grado di fermarmi. Qualcuno che mi dica "Non farlo,parla con me".Ma non posso rivolgermi sempre a qualcuno. Devo imparare a gestire il male da sola. Anche se quel male è una lama sulla pelle.

Guardo il sangue scorrere e non sento niente. 
Giuro che è l'ultima volta.
Lo giuro sempre. E sempre ci credo. 

Infrango tutti i miei piani.
Non sono guarita. Non lo sarò mai.

Ho paura

Guardo le mie braccia piene di cicatrici. Le guardano tutti. E' quello che sono e non posso cambiarlo.
Non riesco ad essere migliore. Non riesco ad essere diversa.

Se solo avessi la certezza che la mia vita sarà sempre così... bhè, in quel caso farei quello che devo. 

Ancora una volta,l'enessima in questa dannata vita,io mi sento impazzire.


Ho solo me stessa.

Quando le cose non funzionano nella mia vita, tendo ancora a rifugiarmi nella dinamica cibo-vomito.
Non mi è mai stata fatta la diagnosi di guarigione. Forse resterà sempre la me bulimica. Resterà sempre la mia mentalità anoressica. Ma questo corpo non accenna a cambiare.
Maledetti farmaci. Maledetta depressione. Uscire dalla clinica e ingrassare 20 kg in 4 mesi senza ricadere nel vomito è per me la prova della mia fortissima volontà.

Ma ora,tutto quello che vorrei è vomitare fino a svenire. Buttare fuori tutto. Ogni paura, ogni preoccupazione.

E farmi del male.

Non posso parlarne con nessuno. é da sempre così.

Ho me stessa con cui stare.

Condanna



D:"Come stai?"

IO:"Ho l'ansia. Ho perennemente l'ansia.Anche a lavoro, mi si ferma il respiro e non so cosa fare, non riesco a star ferma e vorrei essere sola in quel momento,ma poi se sto sola i pensieri negativi prendono il sopravvento e ho paura di quello che potrei fare."

D: "L'ansia viene perchè ignori il problema. Hai la costante paura di una crisi ma non affronti e tantomeno accetti di avere un disturbo."

IO:"Io non ho nessun disturbo. Sto bene."

D:"F.,per favore."

IO:"Va bene,ho un disturbo forse,ma non lo voglio e allora faccio finta he non esista."

D:"  lo so che non lo vuoi ma non possiamo farci niente lo sai bene. Non è colpa tua. Devi accettare le cure,qualunque cura tu scelga di fare,purchè non rimani scoperta.. sai cosa succederebbe. Non puoi sempre fare finta di star bene, a cosa ti serve? Il tuo corpo esprime il malessere con l'ansia e questo vuol dire che non stai bene."

IO: "Io voglio solo stare bene. Sono stanca di questi alti e bassi. Stanca di voler spaccare il mondo e poi volermi uccidere. Sarà sempre così,non è vero?"

D: "Si."



martedì 16 luglio 2013

La follia siete voi o io amplificati.

http://www.youtube.com/watch?v=kW1AdPW9UQk

"Sono mai stata matta? Forse si, o forse è matta la vita.
La Follia non è essere a pezzi o custodire un oscuro segreto.
La Follia siete voi o io amplificati.
Se avete mai detto una bugia e vi è piaciuto , se avete ami desiderato di restare bambini in eterno...
Non erano perfette, ma erano amiche mie. "

(Ragazze interrotte)


lunedì 15 luglio 2013

Amarti è la cosa più semplice.

Si fanno tanti sforzi per piacere a chi ci interessa per poi ritrovarsi a dover accettare che non sono sufficienti. Mai. Nulla è mai abbastanza per quelle persone che ci vogliono bene ma non abbastanza, a cui piacciamo ma non abbastanza, che vogliono passare del tempo con noi ma non abbastanza. Che ci amano ma non abbastanza. 
Cresce sempre,in ogni circostanza, il mio senso di inadeguatezza. Il non sentirmi mai all'altezza dell'amore altrui. Penso sempre che dovrei fare di più,ma non posso e non voglio spingermi oltre quella che sono. 
Lui è solo l'ennesimo uomo a cui ho dato amore e in cambio ho ricevuto il vuoto. 
"Ignoriamo F. " è il passatempo dell'anno. 
Preferirei delle brutte parole,delle offese,ma non l'indifferenza. Credo di non meritarla.
Nonostante questo continuo ad amarti e tu nemmeno lo sai. Non posso aprirti il mio cuore, non posso permetterti di farmi altro male.

L'amore è deleterio per una mente bipolare. 


Amo in te l'impossibile. Tutto ció che hai di detestabile io lo amo e lo detesto in egual misura perchè ti tiene legato a me pur allontanandoti. Odio e amore sono solo facce diverse della stessa moneta che ogni giorno lanci e a caso scegli quale parte di me avere. Ma amarti è sempre piú semplice. Alcuni così ci nascono e basta. Incapaci di odiare nonostante il male. Incapaci di andarsene per primi.

lunedì 8 luglio 2013

Dolore.

Mi sento una bambina ferita. Ho perennemente questa sensazione..questa incessante voglia di piangere..questo bisogno di qualcuno accanto,ma sono sola col mio dolore. Vorrei dormire pesantemente,piangere e stare tra le sue braccia..L 'unico posto al mondo in cui io mi senta al sicuro. Fa così male.

venerdì 5 luglio 2013

Non devo,ma vorrei.

Il rumore delle macchine che sfrecciano sulla strada libera. Chiudo gli occhi. Vorrei che la mia vita si fermasse per il tempo necessario di riprendere fiato e tornare in superficie energica e brillante come vorrei essere,invece tutto corre veloce ma io sono ferma, bloccata ancora una volta nell'autostrada della mia vita, in un vicolo chiuso. Dormire, morire... Qual'è la differenza? Ancora una volta sto nel mezzo e scelgo di vivere. Una scelta sconveniente,ma quella giusta. Non posso. Non devo,ma vorrei. 
Domani mi sveglierò e andrò a lavoro,non posso fermarmi. Non posso lasciarmi divorare dal buio eppure il buio mi divora sempre. 
Devo accettare questa vita altalenante, ma sono stanca. Ogni volta ci vuole sempre più tempo per riprendermi e non posso contare su nessuno se non su me stessa. 

Mille pensieri,ma le parole mi sembrano superflue. Vorrei addormentarmi e potermi svegliare solo quando starò meglio, ma non posso permettermi di fermarmi. Devo vincere, come sempre. Non sono mai disposta a perdere e forse è solo questo che mi spinge a lottare ancora contro questo male in continua crescita, non so però fino a quando sarò in grado di farlo.. Non so fino a quando i miei pensieri rimarranno ancorati alla realtà .. 
Niente passa, tutto torna. Io però non sarei voluta tornare. 
La soluzione a tutto è la morte,ma non è ancora il mio momento. Spero però che arrivi presto.