sabato 9 aprile 2016

Presa di coscienza

Ho sempre percepito i miei limiti con molta facilità,spesso ostinandomi ad un superamento forzato; adesso non riesco ad identificarli.
Vado avanti finché il corpo non cede e non percepisco in tempo i segnali che mi manda.
Sono in malattia dal lavoro,a letto da tre giorni, oggi sarà il quarto. Il mio ragazzo non potrà venire qui perché la domenica mio padre è in casa.
Io non me la sento di uscire, non me la sento più di fare niente. Ogni cosa mi spaventa. Di nuovo.
Il peso scende, mi da quasi fastidio toccarmi e non sentire più strati di grasso ma sempre più ossa.
Chi lo avrebbe mai detto?
Continuo a definirmi grassa e le persone ribattono che non lo sono e che sono normopeso. La bilancia dice ancora in contrario ma ho smesso di darle importanza. A questo e ad un miliardo di altre cose. Se non a tutto.
Che cosa è importante per me? Nessuna cosa lo è. Solo due persone: mia madre e A. , il resto lascia il tempo che trova. Non sono più una buona amica, non sono niente. Un guscio vuoto che si sente sicuro solo con un bicchiere in mano, una striscia che scende lenta nella gola e qualche soldo in tasca. In quei casi sorrido ma non rido.
Più passano gli anni e più mi mancano quelle risate a crepapelle che mi facevano venire il mal di pancia. Non mi sento capace di allegerirmi. Il corpo si alleggerisce e la testa si appesantisce. Se è così che va forse era meglio restare grassa.

E se fossi depressa?
È la prima volta che ci penso. Non c'è mai il tempo di fermarsi a pensare...
Forse lo sono. In forma diversa da quelle che ho vissuto, è probabile. Non riesco a ridere, non riesco ad essere spensierata, sono sempre stanca e voglio sempre andare a casa. Il desiderio sessuale è pressoché inesistente (fino ad'ora lo avevo attribuito ad altri fattori), inesistente la voglia di vedere persone, di rispondere al telefono.. Quando lo faccio è perché mi sforzo..,
Somatizzo tutto nello stomaco e sto spesso male. Vado a dormire alle 19.30 fino alle 6 senza risvegli. Saltando la cena perché stare sveglia mi costa troppo.

Non voglio prendere coscienza di questa cosa.

E adesso come cazzo faccio?
Chi mi salva a sto giro?
Nessuno. Perché nessuno lo sa. Nemmeno io.

lunedì 22 febbraio 2016

Puoi abbracciarmi?

Ho sognato D. ... Ho sognato di incontrarla per strada e abbracciarla come mai sono riuscita a fare. Ho sognato di scoppiare in lacrime e supplicarla di aiutarmi...

Sono ancora qui nel letto, a pensarci. A trattenermi dallo scriverle, a mandare indietro le lacrime. Non voglio piangere per questo. Voglio staccarmi ma i mesi (un anno e più) passano ed io non riesco a far fronte a questa mancanza. D'altra parte capisco perfettamente la sua posizione. Ero pur sempre una paziente, anche se credo che i limiti,semmai ci fossero, della relazione terapeuta-paziente, spesso sono stati superati.
Ho passato anni con lei a cercare di non legarmici per evitare un'ossessione, per evitare  schemi tipici ossessivi. 
Mai nessun contatto fisico con lei per il mio volere. Anche averla nella sedia accanto sentivo che era troppo. Non ho mai avuto bisogno che mi abbracciasse, lo ha avuto lei di abbracciarmi. 
Non volevo essere speciale, non volevo amarla (nessuna interpretazione saffica) perché avevo paura... Ma lei mi ha voluto bene e non ho potuto impedirlo.. 
Non ho mai chiamato nel bisogno nonostante mi dicesse sempre di farlo. A volte le scrivevo una mail.. A volte no. Poi se n'è andata. E non posso scriverle più. Anche se ogni tanto lo faccio ma ovviamente non aspetto più che mi salvi...

Adesso posso dirlo davvero: nessuno può salvarmi. 

domenica 24 gennaio 2016

Insensato

Continuo a cercarmi, trovarmi e perdermi.
Accade infinite volte.
Più ostinatamente mi cerco, e più riesco a perdermi, forse ponendo limiti diversi alla mia fuga ogni volta.
Mi ritrovo sempre con un'esperienza in più, ma io sono la stessa insicura di prima. Col muso duro adesso, con le sembianze di una che può farcela sempre ma che in realtà non riesce a farcela mai del tutto.
Il futuro incerto mi angoscia ma non posso fare a meno di pensarci. Come chiunque.
Sento dentro tanti vuoti, vedo il mio corpo cambiare, la mia volontà prendersi gioco di me..
non so se mi sono persa tra un tiro di coca e un bicchiere di vino, se mi sono persa volutamente, o se mi sono fumata tutta la capacità di reazione e di analisi.
In realtà io mi analizzo, ma le mie conclusioni non mi piacciono, non sono quelle che vorrei; dunque dovrei mettermi nelle condizioni di essere felice e sistemare le cose che non vanno.. Eppure non sarebbe giusto e non mi farebbe star bene nemmeno in quel modo lì..

Penso a cosa mi direbbe D. ..

Non ne ho la più pallida idea. Stronza.



venerdì 15 gennaio 2016

16 gennaio 2016

Il tempo cammina davanti a me, col suo andamento ritmico e costante; una stupida marcia che mi ricorda di non restare indietro, di muovermi, di non aspettare, di darmi da fare.
Ed io rimango immobile, lascio che mi scivoli addosso e mi calpesti come fosse pioggia che lava..
Si dice che il tempo curi ogni ferita,no? Sto solo lasciando che mi curi un po'.
Ho perso la poesia. Inutile sforzarsi di scrivere come mi sento cercando di ammorbidirlo con frasi gentili. Non mi serve. Tanto la scrittrice non voglio più farla. Nessuno ci ha mai creduto, tranne me.
Io sono sempre il contrario di tutto. Quello che vorrei è quello che non sarò mai, così sono costretta all'infelicità.
Le voci rimbalzano sul mio corpo più accettabile adesso,
Sono di tessuto impermeabile, cerco di ascoltare ma non sento. Tutti mi parlano ma io non sento più niente.
Mi sento smarrita e sola, e se volessi parlarne, che cosa dovrei dire? Che non voglio stare qui ma che devo starci perché non ho scelta? Lo sanno tutti, e sanno che al momento non c'è niente da fare.
Parlo parlo sempre, e a volte non parlo mai.
Ho di nuovo perso il grigio,il confine.
Sono così confusa che ho addirittura pensato di riscrivere a D.
Ci ho pensato come penso ad un sacco di altre cose e poi? Poi mi nascondo sotto al piumone, abbandonando tutti e aprendo i cancelli della mia mente... Lascio che scorra..
Lascio che il malessere mi pervada.
Non fa più male come prima.
Adesso capisco perché ci si droga.