domenica 4 maggio 2014

Pensieri a raffica.

Le unghie corte e lo smalto rovinato che non ho voglia di togliere..
La porta chiusa a chiave: siamo di nuovo noi. Io e la bulimia. 
Le ricadute fanno parte della guarigione, servono a mantenere l'equilibrio.. Bla bla bla...
Io non sono mai guarita.
È solo una bugia che racconto a tutti, anche a me stessa..
La verità è che non me ne frega più nulla di guarire, stare bene, avere un bel corpo. Non mi è mai davvero importato.
A 8 anni ho deciso che non dovevo più essere una bambolina e ho iniziato a ingurgitare cibo di nascosto. 
Ricordo benissimo che già a 10 anni io mi sentivo sola. Non ero più la cocca di papà, che poi, chi cazzo ha mai voluto esserlo? 
Ho deciso di imbruttirmi e il grasso non piace agli uomini quindi dovevo diventare grassa, dovevo tagliare via i capelli lunghi.
Ma dall'altra parte c'erano le pressioni dell'adolescenza, la competizione con le compagne di classe.. Il non poter più nascondere la femminilità.
Fino ai 17 anni mi sono vestita come un maschio: tute, pantaloni larghissimi a nascondere questo corpo in continua trasformazione... 
E poi l'inizio della fine: l'arrivo del disturbo borderline.
Il trucco nero, gli anfibi, le borchie, la musica "cattiva" sparata alta nelle orecchie giorno e notte...smettere di mangiare e mostrare al mondo che potevo ottenere quello che volevo.
Far notare alle mie compagne che anche se erano belle, quella più intelligente ero sempre io. Io la passavo liscia, io avevo i voti migliori, io non andavo a scuola per 2 settimane e tornavo con 8 kg in meno. 
Io con gli occhi sempre rossi, i capillari del viso sempre rotti fino a quando ho raggiunto l'obiettivo: essere disprezzata e detestata da tutti.
Potevo stare sola senza scuse.
Potevo nascondere i tagli senza sforzi.
A casa non c'era mai nessuno,
A mio padre dicevo che avrei pranzato con mia madre e quando lei tornava dicevo di aver mangiato con lui.. 
Il loro non comunicare mi ha sempre fatto comodo.
I pomeriggi dormivo, poi mi svegliavo e mi abbuffavo e vomitavo fino allo stremo..
Fino a non avere forze per stare in piedi..
Oppure uscivo con qualche ragazzo con cui volevo andare a letto..
Poi tornavo e mi punivo.
Così fino al diploma... Quell'estate smisi di mangiare dal giorno del mio compleanno.
Partii per l'università con 18 kg in meno ad agosto per i precorsi di medicina.
Credo di aver dato il meglio di me in quell'anno.
La mia camera era un misto di odori sgradevoli: fumo, vodka e odore di corpi nudi. 
Posaceneri pieni e bottiglie di keglevich vuote. Vestiti per terra e le persiane socchiuse...
Test di gravidanza dentro ai bicchieri, a volte nemmeno li ho guardati..
I resti del cibo sparsi ovunque e macchie di sangue.
Pagine scritte e strappate..
Il dolore che non voleva più stare nella testa ed io non sapevo come esprimerlo.
Volevo essere salvata.. Ma la mia idea di salvataggio non era contemplata dalle persone che frequentavo, o che meglio dire frequentavano il mio corpo.
Cambiavo colore di capelli ogni due per tre. 
Volevo essere salvata ma non mi era concesso confidarmi con nessuno..
L'unica persona con cui riuscii a farlo dopo poco fuggì spaventata dal mio mondo.
Mi tradii raccontando a tutti di quando mi aveva trovata coi polsi tagliati.. Prendendosi gioco di me.
Fu la prima persona e anche l'unica con cui piansi per il male che mie era stato fatto.
Il primo a cui lo dissi. Il primo ad abbracciarmi e supplicarmi di smetterla di piangere.
Il primo e l'ultimo.
Che male mi fece.
Non meritavo un tradimento così infame.


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