domenica 11 maggio 2014

I miei meno sentiti auguri mamma

Anche oggi ho guardato l'orologio troppo presto. Le 6 del mattino nel mio giorno di riposo.
Mi alzo, organizzo il da farsi e metto a scaldare mezza tazza di latte. Sempre la stessa tazza, sempre lo stesso latte. Non è un'abitudine, è un'ossessione.
La mia vita in questa casa è piena di ossessioni.
Entra mio fratello e mi chiede se sto dormendo perchè sono giorni e giorni che vede che mi sveglio eccessivamente presto. Gli ho detto che forse è perchè lascio che entri troppa luce nella stanza.
Ma mi sveglio di soprassalto preda dell'ansia. Ogni fottuto giorno da qualche settimana.
Si siede al tavolo  della cucina con me mentre tuffo i biscotti comprati da mia madre rigorosamente senza zuccheri aggiunti nel latte ad alta digeribilità.
Mi versa il caffè e mentre lo beviamo mi dice che dobbiamo andarcene da casa. Andare a vivere insieme.
Non è assolutamente una cosa che farò.
Devo separarmi da questa casa, da questa famiglia. Per quanto ami mio fratello vivere insieme è una cosa troppo sbagliata da fare.
Mi dispiace e mi sento in colpa ad avergli detto che non voglio vivere con lui, ma non va bene e non lo farò.
Dopo il caffè bevo un sorso di latte ma fa improvvisamente schifo.
Accendo la sigaretta e circa a metà mi viene la nausea. La butto. Respiro. La nausea non passa.
Chiudo la porta del bagno, apro il rubinetto e il latte coi biscotti scelti da mamma finisce nello scarico.
Mi sento meglio.

Oggi è la festa della mamma. Le ho fatto gli auguri non appena è rientrata da lavoro.
L'ho abbracciata e baciata e ho chiuso forte gli occhi.
Lei ha a malapena allungato un braccio per "ricambiare" l'abbraccio. Si è subito staccata.
Mi sono girata e una sensazione di disgusto mi ha pervaso il corpo.
Due minuti dopo mio padre si mette a cercare nonsisachecosa in uno dei miei cassetti.
Mia madre è intervenuta e appena mi ha visto arrivare ha subito mandato via mio padre dalla mia stanca, con la paura che potessi avere una delle mie solite reazioni con lui.
Mi chiedo però se stesse proteggendo me o lui.

Tutti hanno mangiato il mio pranzo, anche oggi ho sputato veleno. Non hanno mai imparato che ho bisogno di mangiare tranquilla,senza i loro commenti assassini sulle mie modalità di nutrimento o sulle porzioni che mangio. Oggi a mandarmi in tilt sono state le allusioni di mio padre al barattolo della Nutella a metà.
Sono sbottata. Gli ho detto chiaramente che mi ha rotto i coglioni. Lui ha iniziato a rimangiarsi le parole e dire che non stava insinuando che l'avessi mangiata io.
Gli ho detto di non comprarla se deve fare tutte queste storie. E che non voglio sentire mai più mezza parola del genere. Gli ho chiesto se ero stata chiara.
Lì è intervenuto mio fratello a dire che io non sapevo nemmeno che la Nutella ci fosse.

Ma porco *** non si rendono conto che mangio le stesse identiche cose da anni???
Che raramente mangio del dolci?
Che sono titubante quando non sono io a cucinare e chiedo nei dettagli quali ingredienti sono stati usati?
Che taglio il cibo in parti uguali?
Che lavo le posate prima di usarle quando apparecchia mio padre?
Che preferisco mangiare da sola, che non guardo in faccia nessuno mentre siamo a tavola, che non mi siedo mai composta perchè non voglio stare lì con loro?
E si permettono pure di farmi la morale se non mangio o ancora peggio di farmi notare che la maionese ha molti grassi?
questo è la prova di quanto non abbiano capito assolutamente niente.
Speravo che col ricovero a Miralago potessero imparare qualcosa...
ma quando i terapeuti dicevano loro che non dovevano parlarmi assolutamente di cibo mia madre continuava a chiedermi che cosa avessi mangiato e ancor peggio se avessi vomitato.

E' al festa della mamma. Dovrei onorarla per  tutto ciò che fa. Ma riesco solo ad avercela con lei per ciò che non ha fatto.

Forse è questa l'unica cosa che mi fa piangere.

Realizzare che il sogno di oggi non è molto diverso da quello di 20 anni fa.
Che la donna che mi mette al rogo è la stessa  che mi fa perseguitare.
Ed io scappo. Scappo da tutti quegli uomini...
Scappo senza trovare pace.

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