sabato 7 settembre 2013

G.A.B.

I giorni passano sereni, lavoro,amiche,pranzi e cene fuori... ma qualcosa mi tormenta.
Vorrei che tutto fosse perfetto,che questa stanza fosse in perfetto ordine e invece regna il caos.
Vestiti usati e vestiti puliti mischiati, bottiglie di acqua vuote e piene, libri letti e libri da leggere, il letto disfatto. Sembra la mia testa.
Non posso separare i ricordi nuovi da quelli vecchi. 
Non posso smistare lo sporco dal pulito.. ormai tutto è contaminato. 
Non riesco a fare ordine fuori e non riesco a farlo nemmeno dentro.

Non ho accompagnato mamma al supermercato,me lo ha chiesto mentre dormivo e il sabato per me è davvero il culmine della stanchezza,così le ho detto di no. Posso sentirmi in colpa per questo?


Ho detto a Sarah che non esco stasera. Faccio volentieri a meno delle solite facce e delle solite serate che questa cittadina propone. E' bello stare a casa. Magari riuscirò a fare un pò di ordine e terminare un libro.

Ale mi manca, vorrei delle risposte,delle spiegazioni,e so che non le avrò mai perciò mi trattengo dal cercarlo ed umiliarmi inutilmente. Ma mi manca,e non posso farci niente.
Non voglio nessuno,è vero che sto bene da sola,senza preoccupazioni e problemi che una relazione mi porta... ma questo non mi impedisce di sentire la sua mancanza. Dopo tutto è stata una presenza quotidiana per 9 mesi. 

Più penso più ho fame... più sto a casa e più ho fame. 
Ci combatto continuamente. I pensieri sono sempre molto incentrati sul cibo-corpo. 
Sono ossessiva in ciò che faccio. Oppure non faccio nulla.
Sono di nuovo nella fase degli estremi (ho mai smesso di esserlo?). Tutto o niente. Troppo o poco. Mc Donald's o pasta integrale scondita. 
Aspetto che la mia parte adulta allarghi le braccia e si faccia spazio tra genitore e bambino. 

Genitore e bambino, ossia dovere e piacere. Tra essi, a far da elemento equilibratore l’adulto, ossia l’aspetto ragionevole che tiene conto dell’utilità di ogni comportamento. Se l'io bambino col suo principio del piacere prevaricasse sui doveri sociali (G) e sulla ragione (A) la società si disgregherebbe, ognuno farebbe solo quello che gli piace, dimenticando le esigenze altrui in  manie d'onnipotenza (il "bambino onnipotente" di Freud ) : insomma follia (psicosi). Ma se la situazione fosse rovesciata per cui ogni legittimo piacere e sfondo emotivo fosse inibito e castigato saremmo nuovamente fuori dal buon senso e dentro le nevrosi ossessive. La ragione (l'adulto o neopsiche) deve far da bilancia tra le pulsioni infantili e le esigenze sociali, ogni squilibrio si paga. Platone col mito dell'auriga insegnava che l'io deve guidare l'istinto, non sopprimerlo se si vuole arrivare ad una meta sociale, ad un bene umano da condividere con gli altri e che possiamo fare come compito "nel" mondo. Non si deve, di contro, lasciarsi dominare dall'istinto (vale a dire dal corporeo, dalla genetica ): quindi il cocchiere è l'io adulto o la ragione , i cavalli sono le forze e pulsioni ( l'istinto o il piacere, ma anche l'aspetto affettivo localizzato nel sistema “limbico” cerebrale) la direzione o la strada da prendere è il dovere (sempre che l'io decida che è quella giusta).




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