martedì 11 febbraio 2014

Salvati dal mostro che sono

Rientrate a lavoro oggi mi ha riportata nel mondo reale. 
Ho gestito l'inizio di una crisi di panico avuta il primo quarto d'ora e per il resto ho cercato di tenermi sul pianeta Terra.
A fine mattinata è passato G., abbiamo parlato una mezz'oretta e mi ha chiesto se il mio senso di colpa non fosse dovuto al mio stare in silenzio, al mio nascondere alla famiglia l'accaduto.
Mi ha detto anche che dovrei selezionare amicizie più positive e su questo non posso dargli torto, ma in realtà, come ho già scritto, a me non importa di nessuno al mondo tolto A. ..forse nemmeno delle mie amicizie storiche. 
Posso vivere tranquillamente sola,è già il modo in cui lo faccio nel momento in cui decido di non spingermi oltre nelle relazioni, nel momento in cui non riesco a parlare dei miei reali problemi.
Nemmeno A. sa bene che cosa mi sta succedendo.
E' un mio grande scoglio quello delle relazioni. Riesco a creare bellissimi rapporti che poi si trasformano in dipendenza, superando il confine che divide il mio mondo interiore malato da quello dell'altro. Portando a fondo con me la persona da cui ricevo un bene reale, perchè si sa, quando ci si spinge oltre poi fare a meno è qualcosa di cui le persone come me non sono capaci.
Vorrei essere capace di stare in piedi da sola, essere capace di affrontare i miei pensieri senza doverli per forza esternare al malcapitato di turno che puntualmente si ritrova senza armi per difendersi dal mio male. E scappa.
Lo capisco, capisco che allontanarsi da me viene spontaneo perchè il mio dramma è difficilmente gestibile. Anzi non lo è per niente. 
Esaspero chiunque, e grazie al cielo la mia terapeuta non può mollarmi, per lei è lavoro e deve starmi a sentire per forza. Questo tampona un pochino il malessere generale. 
La mia arrendevolezza provoca rabbia a chi la percepisce, mi schiaffeggerebbero se potessero. 
E,che ci crediate o meno, sono stanca di me stessa a tal punto che mi sembra di essere pronta per morire. 

Nella crisi (non identificata) di ieri sera ho avuto un momento di estrema tranquillità che oso definire "beatitudine", in cui forse ho visto anche la luce. Nella mia dissociazione mi sono vista avvolta in un fascio luminoso, e la mente era così leggera che nel chiudere gli occhi ho pensato "ecco,ci siamo. Sono pronta."
Gli insetti nella mia testa hanno smesso di ronzare e c'è stato il silenzio. 
Non riuscivo quasi a muovermi,ma non avrei nemmeno voluto farlo. Sono rimasta immobile sperando per ancora un'altra notte, ma stavolta l'ho creduto possibile, che non avrei più riaperto gli occhi.

Avrei voluto che qualcuno si sdraiasse accanto a me e mi stringesse.
Sarei voluta stare tra le braccia di mia madre e addormentarmi sulla sua pancia perchè il rumore del suo respiro mi rasserena. 
Non mi è concesso niente di tutto ciò perchè la mia immagine è serena, lo rimarrà fino a quando non crollerò del tutto. 
E forse è un momento fin troppo vicino. 
Più si avvicina e più ne ho paura.
Più ho paura e più mi sento sola.

Il vomito e l'autolesionismo non bastano più a fuggire dal male. Tutto è inutile quando il mio unico desiderio è non avere più queste crisi che non so gestire.

Ho bisogno di te più di qualunque altra persona al mondo, 
ma non mi resta che mandarti via. 
E' l'unico modo per salvarti dal mostro che sono.

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