Ho sentito il fuoco salirmi dalla pancia e arrivare alla testa. Feroce.
Ti ho guardata e ho provato un misto tra compassione e disprezzo.
Non riesco comunque ad odiarti, e non voglio farlo.
Vorrei più che altro liberarmi e liberare anche te del peso, ma non è il momento. Non me la sento, sono ancora troppo fragile. Che poi, qual'è la misura della fragilità?
Dopo tutto sto ancora in piedi con le mie sole forze.
Dopo tutto credo ancora all'amore, mi fido ancora delle persone, mi dono ancora agli altri, sorrido ancora.. E nel frattempo mi scorrono davanti, incessantemente quei pensieri, quelle poche immagini,quei sogni.. La paura è costante come lo è la colpa. Ma non mi fermo. Non mi arrendo.
Faccio del mio senso di solitudine un punto di forza.
È che, poi, quando mi fermo, sento solo la paura.. Le voci, quelle parole che sono chiodi trapanati nelle viscere. Immobilizzano. Uccidono. Non ho più sangue ma le ferite sono aperte.
Vorrei trasformare in positivo l'esperienza dell'abuso, ma sfido chiunque a trovarci un aspetto positivo.
L'amore bastava prima, ma non passa da queste parti da molto tempo.
Mi sento come mi hanno fatta sentire a 4,5,8 anni..
Etichettare la figura maschile come un nemico, qualcuno che mi farà male per forza non è stata una buona idea. Ma a 4 anni è stata l'unica scelta.
Le decisioni prese da bambini ce le portiamo avanti in eterno.
Scelsi di odiare me stessa per quello che avevo fatto, perchè era sbagliato, perchè non dovevo. Mi sentii in colpa e il senso di colpa è ancora parte integrante di me, non riesco a scacciarlo.
So che non ho colpe.
Che da bambina non potevo averne.
Che non sono io il mostro.
Ma mi accuso ancora.
Riecheggiano tra un pensiero e l'altro quelle parole..
"Sei una brava bambina",
"I grandi si amano così",
"Non devi dirlo a nessuno",
"Apri la bocca"
"Nessuno ti crederebbe"
...non voglio più sentire niente..
Ma non smettono mai..
Mai mai mai mai mai mai mai mai...
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